Classificare i costi: chi inizia bene è a metà dell’opera

Classificare i costi: chi inizia bene è a metà dell’opera

Costi diretti vs costi indiretti; Fissi vs variabili

https://youtu.be/BefM-I12Muo

Classificare i costi è il primo snodo critico in un percorso di analisi dei costi.

Classificare i costi comporta indagare le singole voci di costo per poi aggregarle in gruppi che siano funzionali all’analisi.

Non è un concetto scolastico, ma è un’attività fondamentale, propedeutica e imprescindibile.

Classificare correttamente i costi vuol dire iniziare con il piede giusto.

Dall’altro versante sbagliare la classificazione dei costi può portare a informazioni controproducenti, con tutto ciò che ne consegue.

Si pensi ad esempio quanto può differire il calcolo del punto di pareggio che è pesantemente influenzato dal rapporto fra così fissi e costi variabili.

Oppure di quanto può differire il costo di prodotto se il costo della mano d’opera non è correttamente suddiviso fra costi diretti e costi indiretti.

Costi fissi vs Costi variabili

 Quando si suddivide le voci di costo fra fissi e variabili ciò che viene analizzato è il comportamento, la reazione del costo al modificarsi delle circostanze operative.

A cosa serve indagare il comportamento dei costi?

 Comprendere come si comportano i costi al variare dei livelli di attività consente di prevedere il livello dei costi al verificarsi delle diverse circostanze operative.

Interrogarsi sul comportamento dei costi è la partenza di una qualsiasi progetto previsionale.

 Perché un costo sia classificato variabile o fisso deve variare rispetto a qualcosa e questo qualcosa è un livello di attività misurabile in termini di output dell’attività.

E’variabile il costo che aumenta o diminuisce con l'aumentare o il diminuire del livello dell'attività.  

 Di contro il costo è fisso se rimane costante, nell’ ammontare globale, indipendentemente dal livello di attività

Nel lungo periodo tutti i costi sono modificabili.

Cambia il business cambiano anche i costi fissi.

Quindi la distinzione tra costi fissi e variabili deve essere verificata all'interno di un ambito di rilevanza, cioè un ambito caratterizzato da definito livello di attività e di tecnologia.

Nelle aziende manifatturiere la letteratura fa coincidere l’ambito di rilevanza con la massima capacità produttiva ovverosia la capacità di soddisfare la domanda mantenendo inalterata la qualità.

Nella realtà operativa l'ambito di rilevanza corrisponde ad un limite “ragionevole” per la cui definizione gioca un ruolo centrale l'esperienza del manager, dell'imprenditore, in quanto attori che meglio conoscono il rapporto fra i livelli di attività e i costi.

I manager inoltre con le loro scelte influenzano il comportamento dei costi.

In un’azienda che ha iniziato un percorso lean molti costi tenderanno a diventare fissi, come nel caso della manutenzione da gestire in termini predittivi con contratti annuali.

Non è facile classificare i costi variabili con precisione.

Sulla variabilità del costo della materia prima non si discute, la discussione si accende invece in riferimento alla manodopera ovvero sia la manodopera direttamente riconducibile al prodotto.

La discussione sulla variabilià della mano d’opera diretta nasce dalla considerazione che un costo per essere totalmente variabile deve coniugare la variabilità d’impiego con la variabilità d’acquisto.

La manodopera diretta , MOD, è un costo variabile o è un costo fisso?

La normativa Italiana sul lavoro è piuttosto restrittiva consentendo poca flessibilità nell'adeguamento della forza lavoro al variare della produzione.

 Il che potrebbe tradursi nel considerare il costo complessivo della manodopera come un costo fisso.

Ritengo che non sia corretto definire in modo univoco e super partes se la manodopera diretta sia un costo fisso o un costo variabile.

E’ assolutamente indispensabile calarsi nella realtà aziendale.

Nelle piccole e medie imprese che lavorano molto spesso al limite della capacità produttiva la manodopera è spesso flessibile e di conseguenza, se non tutto almeno in parte, il costo della MOD può essere considerato variabile

Costi diretti vs costi indiretti

La classificazione fra costi diretti o indiretti si riferisce alla relazione che si instaura fra un fattore produttivo e un oggetto di costo.

Sono diretti i costi dei fattori produttivi che possono essere ricondotti all'oggetto di calcolo secondo criteri oggettivi e verificabili.

Di contro sono indiretti i costi dei fattori per la cui attribuzione all'oggetto di calcolo è necessario ricorrere ai criteri di ripartizione.

Una classificazione alternativa ma con un significato analogo è fra costi comuni e costi specifici.

Sono specifici i costi dei fattori produttivi che forniscono la loro utilità in via esclusiva all'oggetto di costo; sono comuni i costi dei fattori che forniscono la loro utilità ad una pluralità di oggetti per cui non è possibile individuare relazioni causali univoche.

A cosa serve classificare i costi in diretti o indiretti

Come approfondito nei lavori dedicati alle tecniche di calcolo del costo il vero snodo critico per calcolare il costo unitario di prodotto o servizio è riconducibile a come trattare i costi indiretti, il che richiede di riconoscere ed aggregare le voci in esame e l’entità delle stesse.

Ma la finalità essenziale dell’indagare e classificare i costi indiretti è la consapevolezza della destinazione dei costi, ovvero sia evidenziare a cosa serve sostenere i costi.

Per i costi diretti questa consapevolezza è immediata, mentre non è sempre così per i costi indiretti.

Sono doverose alcune considerazioni maturate sul campo.

Un costo non è diretto o indiretto in senso assoluto, ma solo in riferimento ad un oggetto di costo. Bisogna avere ben definito l’oggetto di calcolo

Un costo può essere ritenuto indiretto o comune se riferito al singolo prodotto e diventa diretto o specifico se riferito al reparto produttivo o ad una famiglia di prodotti.

Alcuni costi diretti del reparto produttivo “Stampaggio “, sono indiretti se il focus si sposta sul singolo prodotto stampato.

Come meglio si legge nel lavoro dedicato all’activity based costing, l’oggetto finale di calcolo non è necessariamente il prodotto, ma può coincidere con il cliente o segmento di clienti, o con i mercati, o altra categoria che meglio spiega le determinanti della redittività.

Possiamo concludere affermando che classificare i costi è un’attività propedeutica per un corretto calcolo dei costi unitari e, se riferita al manager, è un potente strumento informativo circa il comportamento dei costi e la causa per cui si sostengono.

Dall’incidenza dei costi variabili rispetto a quelli fissi dipende il grado di elasticità e di flessibilità della gestione che a loro volta influenzano il processo decisionale. Un’azienda rigida, con elevata incidenza dei costi fissi, evidenzierà una variazione reddituale consistente a fronte di variazioni dei volumi di vendita, sia in positivo che in negativo.

Se i costi variabili aumentano all’aumentare del livello di attività, i costi indiretti aumentano all’aumentare della complessità, imputabile alla pluralità di prodotti, alla tipologia delle

tecnologie utilizzate, all’aumento dei mercati serviti e dei canali distributivi

Considerando che l’attuale contesto economico è caratterizzato da un costante aumento della complessità e nessuna azienda ne è esente, la gestione dei costi indiretti sta diventando sempre più centrale perché può influire pesantemente sui risultati aziendali.