Configurazione di costo: misurare solo ciò che conta

Configurazione di costo: misurare solo ciò che conta

Direct cost o full cost?

https://youtu.be/Zm1EwnW5q_M

Una configurazione di costo è un aggregato logico di costi.

Come visto in precedenti lavori , di cui il lnk a fondo pagina, prima ancora di iniziare a calcolare il costo è indispensabile avere definito lo scopo del calcolo.

Precisare il perché si sta progettando un sistema di costing è condizione essenziale per la scelta della configurazione di costo, che a sua volta impatta sulle tecniche di calcolo da implementare.

Lo scopo determina la configurazione di costo.

Dal costo primo al costo pieno aziendale

Solo dopo è possibile decidere il perimetro dei costi da considerare, cioè il numero degli elementi di costo da inserire nel calcolo.

Tutte le voci di costo oppure considerarne solo alcune?

Nel primo caso si parla di configurazione a costo pieno , nel secondo di configurazioni a costi parziali.

Il passaggio da una figura di costo a quella successiva consiste nell’aggiungere un aggregato di costi.

Si va dal :

  • costo primo, l’aggregato minimo, che considera solo i costi dei fattori produttivi acquisiti all’esterno,
  • al costo industriale, aggiungendo al costo primo i costi indiretti del reparto produttivo
  • al costo pieno aziendale che include la totalità dei costi aziendale, oppue
  • Configurazione a costo variabile, che considera i  soli costi variabili o
  • A costi specifici, che oltre al costo variabile considera anche i costi fissi specifici.

Cosa si intende per “tutti i costi”?

Per il calcolo del full costo e necessario considerare  tutti gli elementi di conto economico, ma fino a che punto del conto economico ?

Tutti i costi che concorrono al risultato operativo oppure solo i costi che intervengono per la sola gestione caratteristica dell’azienda?

Sono da considerare anche i costi “figurativi” come l’opera direzionale dell’imprenditore per cui si parla di costo economico tecnico?

Non è possibile dare una risposta di default ; nella realtà operativa è una scelta di chi sta progettando l’attività di controllo.

Anche quando si opta per il costo pieno o full cost la mia considerazione è di evitare il “fullissimo”, cioè evitare l’allocazione forzata di quei costi per cui non esiste un rapporto di causalità fra fattore produttivo e prodotto o servizio.

Quale configurazione di costo scegliere?

Non esiste una configurazione migliore, ma l’azienda deve scegliere fra le diverse alternative in rapporto alle esigenze informative.

Nelle aziende manifatturiere riveste un particolare interesse il costo industriale che aggrega tutti i costi dei fattori produttivi diretti e indiretti impiegati nel processo di trasformazione.

Dal calcolo del calcolo del costo industriale deriva il flusso reddituale che scaturisce esclusivamente dall’attività tecnico-produttiva consentendo un’analisi dell’efficienza produttiva.

Nei processi decisionali trova applicazione la configurazione a costi diretti, “direct cost”, che considera i soli costi diretti.

La consuetudine di elencare le configurazioni di costo nasce proprio dalla necessità di dare delle linee guida per evitare accorpamenti “non logici”, che potrebbero diventare informazioni fuorvianti per il manager.

Lavorando sul campo mi permetto di sottolineare che ciò di cui bisogna fare attenzione quando si definisce una configurazione è seguire un criterio logico di aggregazione: aggregare solo i costi omogenei.

Buone lavorate

Ada lazzari