Il sistema a centri di costo: nel 2019 è ancora utile?

Il sistema a centri di costo: nel 2019 è ancora utile?

Il sistema a centri di costo; come e perchè usarlo

https://youtu.be/cJ_-Vo6XgnE

Negli anni 80 si diffonde anche in Italia una nuova tecnica di calcolo del costo unitario di prodotto conosciuta con il nome di “ sistema a centri di costo.

Come spesso ripetuto anche in precedenti lavori una tecnica di calcolo costi non è mai totalmente nuova, ma è un’evoluzione della precedente in risposta ai cambiamenti tecnologici e organizzativi che impattano necessariamente sulla struttura dei costi aziendali.

Per qualsiasi tecnica lo snodo critico nel calcolo del costo di prodotto o servizio riguarda come trattare i costi indiretti per la mancanza di una relazione diretta tra il consumo del fattore produttivo e l’oggetto di calcolo.

I costi indiretti devono essere allocati applicando un procedimento indiretto.

Il sistema a centri di costo sopperisce alla mancanza di questa relazione introducendo un oggetto di calcolo intermedio, ovverosia il centro di costo.

Cosa si intende per centro di costo?

I centri di costo coincidono con le unità operative (reparti, uffici... ); hanno un valore puramente contabile, fungono da aggregati di costo e definiscono la struttura della contabilità analitica.

La logica di base è semplice:

  • il prodotto necessita del funzionamento dei centri,
  • i centri di costo per funzionare hanno bisogno di risorse
  • il reperimento delle risorse genera costi.

 

il procedimento proposto dal sistema a centri di costo è composto è sintetizzabile in cinque fasi piuttosto vincolanti e la complessità di calcolo è direttamente connessa con l'analiticità che si vuole dare alla misurazione:

  • la mappatura dei centri di costo
  • aggregazione dei centri di costo in classi omogenee:                                         

               -   centri di costo produttivi, che riguardano la trasformazione fisica della materia prima e sono gli unici ad avere un rapporto diretto con il prodotto;     

               -  centri di costo ausiliari, di supporto alla produzione;                                        

               -  centri di servizi che coincidono con le unità non di produzione.

  • la locazione dei singoli elementi di costo ai vari centri di costo;
  •  il ribaltamento dei costi dei centri ausiliari e di servizio sui centri produttivi
  •  la locazione del costo dei centri produttivi ai singoli prodotti
  •  

Nella progettazione del sistema a centri di costo due passaggi sono particolarmente delicati e sono tra loro strettamente connessi.

                           -  Il primo riguarda la mappatura dei centri di costo.

Perché il sistema sia efficace è necessario che la mappa dei centri di costo rispecchi l'assetto organizzativo e tecnologico dell’azienda e deve essere tale da  riflettere i rapporti di funzionalità e di gerarchia fra centri.  E’ dunque evidente che non esistono delle mappe pre-confezionate, ma è fondamentale spendere del tempo per indagare la realtà aziendale.

Fattore da non trascurare nel disegnare la mappa dei centri di costo è il rapporto costi-benefici: tanto maggiore è il numero dei centri di costo tanto più difficoltoso ed oneroso è il processo di attribuzione dei costi ai centri e quindi deve essere giustificato dalla rilevanza delle informazioni di costo che si ricavano.

Oltre le tre classi di centri elencate nella pratica risulta utile prevedere una quarta classe cioè i centri di costo virtuali o fittizi, che non coincidono con nessuna unità operativa ma servono come bacino in cui far confluire quegli elementi di costo che non trovano una collocazione logica.

Qual’è l’innovazione del sistema a centri di costo?

Con il  sistema a centri di costo per la prima volta si indaga la relazioni causa-effetto fra l'impiego dei fattori produttivi e i risultati, con la volontà di evitare di caricare il costo di un fattore o servizio ad un centro che in pratica non ne usufruisce

Volontà ripercorsa applicando a ciascun centro un’appropriata base di ripartizione e la conseguente determinazione di coefficienti di allocazione specifici.

                                       -    Da qui Il secondo passaggio critico di progettazione, cioè la scelta del criterio di ripartizione, sia nella fase di allocazione degli elementi di costi comuni a più centri, sia nella fase    di trasferimento del costo dei centri ausiliari e di servizio ai centri produttivi.

Dalla correttezza della base di ripartizione dipende la possibilità di evidenziare il consumo delle risorse da parte dei centri di costo e dei prodotti.

Spesso l’unico modo per verificare l’esistenza delle reali relazioni di natura casuale fra costo ed oggetto di calcolo è andare oltre le valutazioni soggettive ed applicare metodi empirici, come la statistica.

Una massima ricorrente negli ultimi anni  parlando di costi è che se i costi diretti aumentano all’aumentare dei volumi i costi indiretti  aumentano all’aumentare della complessità.

La complessità a sua volta è direttamente proporzionale non soltanto alla crescita ma anche ai cambiamenti nelle tecnologie e nelle condizioni di mercato.

L’effetto del continuo aumento della complessità è che i volume di produzione non sono più l’unico driver di costo, ovvero sia non sempre i volumi sono in grado di spiegare l’incremento dei costi.

I volumi di produzione  non sono più idonei a spiegare il consumo di risorse da parte delle strutture aziendali erogatrici di servizi, ad esempio la logistica o l’area commerciale o anche i set-up produttivi.

Da qui nasce la critica mossa verso il sistema a centri di costo che basa il processo di costing sui volumi, causando il  cosìdetto “sovvenzionamento incrociato”, ovvero sia il fenomeno per cui i prodotti più voluminosi sovvenzionano quelli con meno volumi, indipendentemente dall’uso specifico dei fattori produttivi .

Vero è che nella realtà manifatturiera la maggior parte dei costi delle fasi produttive trova ancora spiegazione nei volumi di produzione, per cui il sistema si dimostra ancora un valido strumento per tenere tracciato in che modo i prodotti consumano le risorse del processo produttivo.

Di contro il sistema a centri di costo è effettivamente meno attento alle unità non produttive tant’è che i costi dei servizi, logistica, distribuzione, commerciale, sono imputati ai prodotti con degli “spalmatori universali” come il fatturato piuttosto che il costo primo.

Per tracciare il consumo delle risorse delle attività di servizio il sistema a centri di costo non è sempre appropriato, meglio si presta la tecnica dell’ABC, oggetto di un prossimo lavoro.

Concludo con una citazione di Seneca “iIl segreto del cambiamento non è nel combattere il vecchio, ma nel costruire il nuovo”, che nello specifico significa che, opinione di chi scrive, nelle aree in cui i volumi restano un drive di costo significativo, tipicamente le fasi del processo produttivo, il sistema a centri di costi conferma la capacità di spiegare il consumo delle risorse. Di contro nelle aree tipicamente di servizio per cui le determinanti di costo sono per lo più legate alla complessità organizzativa è sicuramente opportuno ricorrere a tecniche di calcolo che poggiano su driver di costo tarati sui cambiamenti in corso e futuri.